L'età medioevale sulle rocce camune
Fra devozione ed eresia
L'espressività incisoria preistorica dei Camuni aveva già subito un netto declino formale e quantitativo allorchè la Valle fu sottomessa all'Impero Romano (16 a.C.). Gli influssi culturali esterni (Etruschi e Celti) e una certa stanchezza ideologica avevano favorito il fenomeno. Quando poi i Romani offrirono un superiore apparato di civiltà, non restarono ai Camuni ragioni sufficienti a motivare il prosieguo della consuetudine incisoria.
Sarebbe sbagliato, però, concludere che quest'ultima cessò. Più pertinente è pensarla sospesa. Sotto l'accoglimento delle novità religiose e rituali romane (il Santuario di Minerva ne è il più significativo esempio) continuò comunque a covare il substrato ideologico preistorico, che attraversò silenziosamente i secoli della dominazione gota, longobarda e franca, affiorando di quando in quando nel modo più classico di cui era stato capace: le incisioni.
La spia della riottosità secolare a subire imposizioni ideologiche fu proprio il periodico risorgere della consuetudine incisoria, che il Cristianesimo, nell'oggettiva impossibilità di sopprimerla, tentò di incanalare entro la propria filosofia. Così, dall'Alto Medioevo in poi, tornarono alla luce gli incisori, soprattutto nell'area di Campanine di Cimbergo, ove, con sussulti che attraversarono i secoli, incisioni storiche si affiancarono e si sovrapposero a quelle preistoriche.
La compresenza di segni preistorici e storici testimonia il permanere, sia pure affievolito, della tradizione incisoria. La sovrapposizione di simboli cristiani (croci e chiavi, soprattutto) a quelli antichi rivela l'intento del Cristianesimo di esorcizzare il pagano e risacralizzare i luoghi, che evidentemente avevano conservato nel tempo il loro carattere di riconosciuta spiritualità.