L'età del Rame camuna
La stagione delle Grandi Pietre
L'evoluzione progressiva dell'impianto neolitico fece maturare in Valcamonica, agli inizi del III millennio a.C. una situazione del tutto nuova e con caratteri propri ben definiti.
All'interno della Valle si introdusse l'aratro, il quale, grazie soprattutto all'impiego dei buoi, inaugurò la stagione dell'energia animale, tutt'oggi non ancora spenta in molte località del mondo.
Con lo sviluppo dell'allevamento bovino si cominciò a praticare la mungitura, donde la produzione casearia, tuttora pregiata risorsa delle montagne. Si colse, poi, l'utilità della lana ai fini della filatura-tessitura, da tempo praticate con fibre vegetali, con il conseguente sviluppo dell'allevamento ovino. Infine, nell'ambito di queste nuove pratiche zootecniche, si introdusse anche lo sfruttamento stagionale dei pascoli d'alta quota.
Mentre in Valcamonica tutto ciò si sviluppava lentamente giunsero dall'esterno altre eclatanti novità, di quelle che, si suol dire, ti cambiano la vita. Ecco far capolino la ruota e il carro, e poi, quasi contemporaneamente, la primissima tecnologia metallurgica, quella del trattamento del rame.
L'insieme degli sviluppi interni e degli apporti dall'esterno mutarono rapidamente gli assetti socio-economici tradizionali: l'incremento della produzione agricola determinò un surplus alimentare, una conseguente espansione demografica e, quindi, una necessaria divisione dei compiti nella compagine sociale. L'inevitabile articolazione dei produttori di lavoro in gruppi specialistici (agricoltori, allevatori, cacciatori, artigiani e commercianti) mutò i rapporti personali e le regole sociali. Dal comunitarismo neolitico si sviluppò un classismo sempre più accentuato, con l'emergere di personaggi in grado di accumulare e controllare le risorse comunitarie, forse anche grazie alle manipolazioni ideologiche offerte dall'arrivo in Valle di un flusso filosofico potente, che all'epoca investì tutta l'Europa, disseminandola di monumenti megalitici dedicati con ogni probabilità al culto degli antenati.
In questo periodo molti massi, istoriati con simboli celesti, animali, armi, arature, file di esseri umani e altri segni, furono innalzati in pochi celebri santuari (per es. Parco dei Massi di Cemmo, Parco di Anvòia ad Ossimo) dedicati con ogni probabilità al culto degli antenati, simbolo stesso dell'identità comunitaria e della stabilità dell'insediamento su un territorio ormai capillarmente occupato e, potremmo dire, grazie alle nuove tecologie quasi completamente 'addomesticato'.