Il Parco Archeologico Nazionale dei Massi di Cemmo

Il sito archeologico dei Massi di Cemmo presso il Pian delle Greppe

Incisioni rupestri: dettaglio del Masso di Cemmo n. 1Con la denominazione "Massi di Cemmo", dal nome dell'omonima frazione sita poco a Nord del comune di Capo di Ponte (BS) (circa 400 m s.l.m.), sono indicati due grandi massi di Verrucano Lombardo (arenaria permiana di colore grigio-violaceo) staccatisi a seguito di una frana dall'alta parete rocciosa che chiude lungo il lato Nord-Ovest della piccola valle di origine glaciale chiamata Pian delle Greppe. Così li trovarono gli antichi uomini della Valcamonica quando decisero di inciderli nel corso dell'età del Rame (IlI millennio a.C.).

Già noti alla popolazione locale, i massi furono segnalati per la prima volta al pubblico nel 1914 da Gualtiero Laeng sulla guida della Lombardia del Touring Club Italiano (cfr. storia delle ricerche). In seguito solo il primo masso (Cemmo 1) rimase visibile, mentre l'altro (Cemmo 2) scomparve quasi del tutto sotto sassi e detriti e venne riportato alla luce solo nei primi anni '30.

Dopo i primi sondaggi effettuati da Giovanni Marro, Paolo Graziosi e Raffaello Battaglia (1930-31) si deve attendere fino al 1962 per vedere avviate altre indagini archeologiche. In quest'anno Emmanuel Anati conduce uno scavo per conto della Soprintendenza Archeologica che mette in luce un allineamento di grosse pietre fra i due massi ed un deposito di ocre verosimilmente utilizzate per dipingere le figure incise.

Nei primi anni '80 un ritrovamento fortuito rivela una nuova pietra istoriata (Cemmo 3) una ventina di metri circa a Sud dei massi. Scavi successivi condotti dalla Soprintendenza Archeologica della Lombardia (Raffaele de Marinis) permettono di recuperare un nuovo frammento (Cemmo 4).

Negli anni '90 lo scavo archeologico riprende con maggior vigore, allargandosi fino a divenire un vero e proprio scavo estensivo a partire dall'anno 2000. Il frammento di un quinto monumento (Cemmo 5), recuperato nel 1995 nei pressi degli scavi degli anni '80, aveva infatti convinto la Soprintendenza (Raffaella Poggiani Keller) ad ampliare le ricerche. Il progetto, ancora in corso, porta in luce le strutture di un vero e proprio santuario megalitico, con un grande muro a secco semicircolare posto di fronte ai due Massi fondato in epoca preistorica e perdurato fino alla piena età romana. Alle strutture murarie e ai due grandi massi facevano da corollario numerose pietre erette e incise con i caratteri tipici del periodo (segni solari, armi, animali, scene d'aratura, elementi d'abbigliamento, ecc.). Molte di esse sono state ritrovate integre o frammentarie nel corso degli scavi (ad oggi la quantità di monumenti figurati recuperati a Cemmo ha abbondantemente superato le venti unità). Il sito viene abbandonato soltanto in età tardo-antica (IV-V sec. d.C.), quando la progressiva infiltrazione del Cristianesimo porta alla fondazione di un nuovo luogo di culto nella vicina Pieve di San Siro.

Attualmente soltanto due pietre istoriate (Cemmo 3 e 4) recuperate nel corso degli scavi a Cemmo sono visibili presso l'Antiquarium del Parco di Naquane, mentre i rimanenti materiali restano in attesa di collocazione nel nascente Museo Archeologico di Capo di Ponte.