Una breve storia delle ricerche in Valcamonica (parte 2)

di Alberto Marretta

'In un campo che si incontra prima di giungere alla Pieve [si notano] due grossi trovanti con sculture e graffiti simili a quelli famosi del Lago delle Meraviglie nelle Alpi Marittime...' (G. Laeng, 1914)

Il Centro Camuno di Studi Preistorici e lo studio 'globale' delle incisioni rupestri

L'arrivo di Emmanuel Anati

Emmanuel Anati, spinto in parte dal 'padre' dell'arte preistorica europea, l'abbé Henry Breuil, giunge in Valcamonica per confrontare le incisioni rupestri con quelle del Monte Bego, che stava allora studiando per conto dell'Istituto Francese di Paleontologia Umana (1956). A lui si deve la scoperta in quegli anni della composizione dell'età del Rame al 'Capitello dei Due Pini' ('Roccia dei Cinque Pugnali' e 'Roccia del Sole', oggi catalogate come Plas, roccia 1 e roccia 2) nella zona di Paspardo e la sua successiva pubblicazione.

Proseguendo le esplorazioni Anati si interessa sempre più alle incisioni camune e percepisce la necessità di uno studio sistematico ed estensivo delle figurazioni, fino allora condotto in maniera frammentata e indipendente. Con l'aiuto di Battista Maffessoli, che negli anni precedenti aveva ripetutamente coadiuvato Süss e Laeng e per conto suo andava scoprendo decine e decine di nuove superfici istoriate, e di un piccolo gruppo di studenti e volontari documenta per la prima volta in maniera completa una roccia di Valcamonica, La Grande Roccia di Naquane, e poco dopo pubblica il volume La civilisation du Val Camonica (1960), frutto dei primi anni di esplorazione e di studio e ancora una volta primo lavoro di sintesi complessivo sul fenomeno rupestre camuno. Nell'opera si tenta anche un primo approccio ad una periodizzazione che risponda alla varietà stilistica riscontrata sulle rocce e che sembra riflettere un lasso di tempo molto più lungo di quanto sospettato fino ad allora.

La nascita del Centro Camuno di Studi Preistorici

Nel 1964 la 'Missione Anati', ossia il gruppo di studio che dal 1956 operava ricerche in Valle, si dà una sede stabile in cui pensare e programmare l'immenso lavoro di documentazione e di studio che sembra ormai delinearsi all'orizzonte: nasce così, sotto gli auspici del Comune di Capo di Ponte, della Comunità Montana di Vallecamonica e del consorzio BIM, il Centro Camuno di Studi Preistorici.

Le campagne di ricerca sistematiche

Le campagne di ricerca e documentazione proseguono da allora ininterrottamente. Vengono avviate prospezioni sistematiche e il rilevamento integrale non solo di singole rocce ma di intere aree. Viene anche ideato un metodo efficace per documentare le incisioni utilizzando fogli trasparenti e operando la copia fedele delle figure sottostanti. Nel 1968, affrontando il problematico stato di conservazione delle incisioni sulla collina di Luine, si individua appunto nel trattamento delle rocce col 'metodo neutro' il sistema definitivo per permettere un rilievo preciso e fedele.

Contemporaneamente inizia un lungo lavoro di pubblicazione, con l'edizione di un bollettino periodico (BCSP) e di numerose monografie di arte preistorica. Le campagne operano in questi anni nelle aree di Seradina, Bedolina, Dos del Mirichì e poi sulla collina di Luine, ma le esplorazioni proseguono in tutta la Valle.

L'avvio dei Valcamonica Symposium e la definitiva sistemazione cronologica del 'ciclo camuno'

Nel 1968 si svolge anche il primo 'Valcamonica Symposium' (nel maggio 2007 si è concluso il XXII Valcamonica Symposium!), un convegno internazionale destinato ad avere numerose riedizioni che riunisce in Valcamonica decine di studiosi italiani e stranieri per discutere sull'arte, la religione e le espressioni della vita intellettuale dell'uomo preistorico e primitivo.

Nello stesso anno si perviene ad un assestamento della periodizzazione, con una suddivisione in quattro 'stili'/periodi principali (Neolitico [stili I e II], Età del Rame [stile IIIA], età del Bronzo [stili IIIB-C-D], età del Ferro [stili IVA-B-C-D-E-F]) e due appendici, il Protocamuno (una fase iniziale epipaleolitica rappresentata da poche figure proprio a Luine) e il Postcamuno (i periodi romano, medievale e recente)

Gli anni '70

Negli anni '70 i cantieri di documentazione abbracciano anche l'area di Foppe di Nadro, dove viene individuato e scavato anche un giacimento archeologico al Riparo II. L'importante abitato di Dos dell'Arca (Capo di Ponte) era già stato scavato negli anni '60, mentre successivamente si individuerà il sito delle Sante di Capo di Ponte e si scaverà l'abitato Neolitico al Castello di Breno ad opera di F. Fedele (anni '70-'80).

Contemporaneamente proseguono ad opera di singoli studiosi le ricerche su alcuni dei numerosi soggetti rappresentati nell'arte rupestre della Valcamonica, quali le capanne, le iscrizioni nord-etrusche, le figure topografiche, le palette, le armi e gli armati, i carri, i labirinti, le scene d'aratura, le figure 'a grandi mani'.

L'iscrizione dell'arte rupestre della Valcamonica nella World Heritage List dell'Unesco e i grandi eventi

Nel 1979 l'Unesco inserisce la Valcamonica nell' 'Elenco del Patrimonio Mondiale dell'Umanità', primo monumento italiano ad avere questo onore. Nel 1982 si svolge a Milano la mostra I Camuni, alle radici della civiltà europea visitata da migliaia di persone e che rinnova un certo interesse, soprattutto didattico per le incisioni. Lo stesso anno vede anche la pubblicazione dell'area di Luine.

Le ricerche in anni recenti

Negli anni '80 vengono documentate nuove rocce a Foppe di Nadro, Seradina, Sellero e Paspardo. Per alcune di esse si giungerà ad una pubblicazione integrale: Sellero (1987) e Pià d'Ort (1995). Alla fine degli anni '80 nascono il Dipartimento Valcamonica e Lombardia del Centro Camuno di Studi Preistorici (dir. Umberto Sansoni) e la Cooperativa Archeologica 'Le Orme dell'Uomo' (dir. Angelo Fossati), i quali proseguono in maniera indipendente e con indirizzi di ricerca via via divergenti, soprattutto in termini cronologici, gli impegnativi lavori di documentazione e di studio di grandi aree quali Pià d'Ort, Campanine di Cimbergo, Zurla o le numerose sotto-aree di Paspardo (In Val, Dos Sottolaiolo, Vite, ecc.).

Molte altre aree alpine sono state indagate negli anni '90, in primis la Valtellina, le cui manifestazioni d'arte rupestre la apparentano al più consistente gruppo camuno. In anni più recenti le costanti scoperte afferenti a grandi aree o a specifici periodi, quali l'età del Rame (Ossimo-Anvòia, Ossimo-Pat, Cemmo), stanno invece permettendo di dare sempre più precise risposte alle numerose domande che l'arte rupestre della Valcamonica pone ancora, dopo ormai quasi cento anni di scoperte e di studi.